Sulle orme di Greta – #FridaysForFuture, in piazza per il clima

SULLE ORME DI GRETA

#FridaysForFuture, in piazza per il clima

Oggi in un centinaio di Paesi del mondo si svolge il Global Strike For Future (#FridaysforFuture). Sull’esempio della giovane attivista svedese Greta Thunberg (in foto, al centro, insieme alla compagna di battaglie Luisa Neubauer, a sinistra, nelle strade di Amburgo lo scorso 1 marzo) studenti e professori scioperano per richiamare l’attenzione sui danni del cambiamento climatico.

I ragazzi in Piazza per il futuro di tutti

Decenni di un’economia basata sul consumo delle risorse naturali e su prodotti “usa e getta” hanno determinato un costo significativo in termini di impatto ambientale: il problema non è solo o soltanto il clima, ma anche il suolo con un rischio desertificazione che sta portando sempre più a ripensare al modello di economia lineare.
L’analisi di tanti economisti, giuristi e scienziati ambientali, non si ferma solo alla quantificazione dei costi del sistema economico: il vero obiettivo consiste nel cercare un modello di crescita economica sostenibile basato su un utilizzo più efficiente delle risorse e su una riduzione dei rischi ambientali, oltre che sull’inclusione e sull’equità sociale.

Questo messaggio l’hanno capito bene proprio i più giovani dei nostri ragazzi che lo sentono come un tema prioritario e che gridano a gran voce ai politici che non abbiamo altra scelta, che il futuro è già qui e che ora è tempo di svoltare, di andare oltre le parole.
L’economia circolare è la risposta che però richiede un nuovo atteggiamento mentale e un modo nuovo di fare impresa.
L’Italia è stata tra i primi Paesi ad avviare metodologie e tecniche di economia circolare e, nel settore, le nostre imprese hanno la quota maggiore di materia circolare impiegata dal sistema produttivo.
Il sistema produttivo italiano si sta muovendo da anni verso la sostenibilità perché è un dato assodato che, oltre a migliorare l’impatto ambientale, permette all’azienda di ridurre i costi di produzione e migliorare le performance economiche: nel 2018, quasi 300mila imprese italiane dell’industria e dei servizi, hanno investito o intendono investire in sostenibilità, secondo la ricerca GreenItaly 2018.
Sul fronte delle opportunità, sono sempre più numerosi gli studi mirati a circoscrivere le possibili ricadute e impatti positivi del passaggio a un sistema economico “circolare”. Aumento della produttività, riduzione dei costi legati all’approvvigionamento di risorse, aumento dell’occupazione sono tutte voci a partire dalle quali McKinsey e Ellen MacArthur Foundation, ad esempio, hanno stimato in 1,8 trilioni di euro entro il 2030 i benefici complessivi della transizione verso l’economia circolare per i Paesi dell’Unione europea, con un incremento del Pil continentale stimato nel 7% rispetto allo scenario 2015.
Tutto a posto quindi?
Non proprio, perché è necessario che si crei una fitta rete di scambio tra tutti gli attori del sistema economico e ciascuno deve fare la propria parte: le grandi imprese devono trainare le piccole imprese della loro filiera e le linee strategiche date dall’Europa e recepite dall’Italia si devono trasformare in strumenti operativi concreti, con incentivi e strumenti finanziari mirati perché neanche un anello della catena produttiva resti indietro. Occorre crescere in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030, una strada obbligata per difendere la competitività delle imprese e del Paese.
Per contribuire in modo concreto a questo impegno, Confindustria ha lanciato il “Manifesto per la responsabilità sociale per l’industria 4.0” dove si traccia il percorso che le imprese dovrebbero intraprendere per portare i princìpi della sostenibilità nel business in una logica di competitività, innovazione e crescita inclusiva.
La responsabilità sociale – nella nostra visione – deve dunque diventare un nuovo paradigma economico, un antidoto alla disgregazione sociale in grado di contribuire a una nuova cultura di impresa e un diverso modello di business. Confindustria è a fianco delle imprese, sia di quelle che rappresentano casi di eccellenza, studiati a livello internazionale, che di quelle che capiscono che il cambiamento è necessario ma non sanno ancora come gestirlo.
Stiamo lavorando per portare modelli, aiuti concreti, strumenti per affrontare il cambiamento per tutti i nostri imprenditori nell’ottica della sostenibilità.
In questa direzione vanno i progetti del temporary manager per la sostenibilità, le linee guida semplificate – pubblicate a breve – per la rendicontazione delle performance economiche, ambientali e sociali, la valorizzazione delle miglior pratiche attraverso eventi sui territori, il premio IxI e il Tavolo grandi imprese
Siamo convinti che il futuro delle aziende corra in parallelo al percorso della sostenibilità, a fronte di un pianeta sempre più esposto alle conseguenze del cambiamento climatico e dell’esaurimento delle risorse.
Questo viene ribadito fortemente dalla Commissione europea che, con il Piano d’azione per la finanza sostenibile ha definito un nuovo orizzonte per l’economia: spostare le risorse verso le imprese responsabili nei confronti dell’ambiente e delle persone.
L’investitore d’ora innanzi dovrà tenere conto delle sue scelte ambientali, sociali e in generale dell’impatto che l’azienda produce sul territorio.
Nella partita della sostenibilità, l’industria è pronta a fare la sua parte, ma è necessario trovare insieme processi e tecnologie in grado di ridurre sempre più gli impatti, non solo della stessa industria, ma più in generale dell’attività antropica, salvaguardando il nostro pianeta per le generazioni future.
La speranza è che l’intero sistema Paese sia pronto a raccogliere le sfide che arrivano dall’Europa e dal mondo, generando benefici su tutti i livelli e per tutte le parti coinvolte.
In gioco c’è il futuro del nostro pianeta e dei nostri figli che non sono disposti a riconoscerci più alibi