QUELLO CHE SEMBRA UTOPIA E’ GIA’ REALTA’

La tecnologia avanzata accelera il processo

Il vento soffia potente, splende il sole e il prezzo dell’energia indicato sul display si riduce a vista d’occhio. Le pale eoliche girano, le celle fotovoltaiche convertono i raggi in elettricità e la immettono in rete. L’offerta supera la domanda e il prezioso kilowattora diventa conveniente. Basta un click sul cellulare o sul computer di casa per la transazione: chiunque può comprare un po’ di quell’energia verde, risparmiando sulla bolletta mensile. L’accumula ricaricando l’auto elettrica o le batterie domestiche e la userà più tardi, con calma. In alternativa, può condividerla con i vicini, attraverso forme di aggregazione sempre più diffuse.
Questo è il mercato dell’energia 2.0, tutto basato sulle fonti rinnovabili e sulla generazione distribuita. Sembra fantascienza, ma potrebbe già funzionare. Le tecnologie ci sono: generatori eolici, pannelli solari, batterie al litio per l’accumulo, sensori per misurare la corrente e la tensione, sistemi informatici per elaborare le informazioni dalla rete e per l’incrocio dell’offerta con la domanda, sistemi di comunicazione per il dialogo in tempo reale fra la Borsa elettrica, la rete, i produttori, i consumatori e la nuova categoria dei “prosumer”, i produttori-consumatori. In futuro le tecnologie saranno ancora più efficienti e i costi di generazione, che per il fotovoltaico si sono dimezzati negli ultimi due anni, scenderanno ancora. Il prezzo delle batterie calerà grazie all’utilizzo diffuso e agli sforzi dell’industria automobilistica. I sistemi informatici e tlc diventeranno sempre più sofisticati. Ma la strada, per il mercato dell’energia, è già segnata, tanto che perfino un colosso del petrolio come Shell sta attrezzando i suoi distributori con le colonnine di ricarica elettrica, perché ritiene che la domanda di oro nero sia destinata a calare e che il futuro sia nell’elettricità.
Un mercato dell’energia al 100% rinnovabile è possibile anche per Mark Jacobson della Stanford School of Earth, che insieme a 26 colleghi ha delineato in uno studio appena uscito sulla rivista Joule le tappe della transizione per i 139 Paesi del mondo (compresa l’Italia) responsabili del 99% delle emissioni globali, disegnando un piano d’azione per trasformare le infrastrutture di ciascun Paese (elettricità, trasporto, riscaldamento e raffrescamento, industria, agricoltura e foreste) in modo da poter essere alimentate da fonte eolica, idrica e solare. Il nuovo lavoro (seconda tappa dopo la strategia delineata nel 2015 solo per gli Stati Uniti), dal titolo “100% Clean and Renewable Wind, Water, and Sunlight All-Sector Energy Roadmaps for 139 Countries of the World”, immagina un contributo delle rinnovabili all’80% della domanda nel 2030 e al 100% nel 2050. L’utilizzo di queste tre fonti, per Jacobson e compagni, non solo andrebbe a sostituire il sistema energetico attuale, ma ridurrebbe i consumi finali del 40%, grazie alla maggiore efficienza di produzione da rinnovabili e grazie all’azzeramento dei consumi per estrazione, trasporto e trasformazione dei combustili fossili. Per l’Italia, lo studio prefigura un mix finale composto da fotovoltaico (56,7%), da solare a concentrazione (11,3%), da eolico (26,4%), da idroelettrico (5%) e da geotermico (0,6%). Peccato che il futuro immaginato dallo studio di Stanford per ora non coincida con le previsioni più realistiche, anche se il mercato elettrico è ben avviato sulla strada delle fonti pulite: in base all’Outlook di Bloomberg New Energy Finance, da qui al 2040 le rinnovabili attrarranno 10mila miliardi di dollari d’investimenti, cioè l’86% di tutti gli investimenti in capacità di generazione. Il risultato finale sarà un mix al 2040 dove resterà solo un 30% di fonti fossili, contro il 60% attuale. Un bel passo avanti verso un futuro più pulito. In base all’Outlook di Bnef, un impianto solare o eolico già oggi è più competitivo di una centrale a carbonee nel 2040 costerà la metà.

DA FONTE: “IL SOLE24ORE”