Il senso del riscaldamento sui dati
Prosegue il braccio di ferro di Trump: qual è il valore reale di anni di rilevazioni?
Se riusciremo a salvare anni di dati che testimoniano il riscaldamento globale potrebbe essere merito di ventuno ragazzi americani, età compresa tra 9 e 20 anni. Sotto il coordinamento degli ambientalisti di Our Children’s Trust, i giovani hanno avviato un procedimento in cui accusano il Governo federale e i colossi petroliferi di aver mantenuto in piedi per decenni un sistema energetico basato su combustibili fossili, nella piena consapevolezza delle conseguenze. Il procedimento, avviato due anni fa contro una serie di istituzioni e persone fisiche, tra cui anche Barack Obama, dovrebbe arrivare in aula quest’anno. Ma intanto impedisce la cancellazione di qualsiasi tipo di prova, a partire dai registri di oltre un secolo di temperature e dati di ogni genere che provano il cambiamento climatico in atto. E le responsabilità del genere umano.
L’amministrazione Trump avrebbe quindi le mani legate, anche se il neopresidente ha dato prova, fin dai primi giorni alla Casa Bianca, di sufficiente spregidicatezza. In campo scientifico la sua battaglia contro il climate change è stata chiara da subito e si è concretizzata nella scelta di una schiera di “negazionisti” nella sua squadra di governo. Così fin dai primi giorni si sono rincorse voci insistenti sulla sparizione della sezione del sito dell’Epa, l’agenzia federale per la protezione dell’ambiente, dedicata ai dati sul cambiamento climatico. Negli ultimi mesi i ricercatori delle principali agenzie federali che studiano il fenomeno, tra cui Nasa (spazio) e Noaa (oceani), si sono dedicati al salvataggio di milioni di data set e di materiali di studio, tanto che perfino Wikileaks si è fatta avanti recentemente per offrire di ospitare file nell’ordine dei petabyte sui propri server. Finora le minacce non si sono concretizzate. Ma intanto l’amministraziona marca stretto l’Epa obbligando i ricercatori a sottoporre dati e ricerche al via libera politico: «Qualsiasi materiale è sottoposto ad approvazione», ha spiegato il responsabile della transizione, Doug Ericksen.
Il provvedimento ha provocato una levata di scudi dell’intero mondo scientifico americano, che, forte di oltre 1,3 milioni di simpatizzanti online, si sta mobilitando per organizzare una “marcia per la scienza” – probabilmente il 22 aprile, giorno della Terra – sul modello di quella delle donne: il manifesto (marchforscience.com) si appella a «una scienza che persegue il bene comune» e ai politici perché perseguano «politiche evidence-based nell’interesse pubblico. Ci sono cose che accettiamo come fatti… La Terra si sta riscaldando a causa dell’azione umana».
È?lo stesso presupposoto da cui parte il report dell’Agenzia ambientale europea (Eea). In Europa, come nel resto del mondo, il climate change continua a dispiegare i suoi effetti: nel decennio al 2015 le temperature terrestri sono state superiori di 1,5 gradi rispetto a quelle pre-rivoluzione industriale e anche quelle dei mari sono risalite, le precipitazioni si sono modificate, rendendo più frequenti gli eventi meteorologici estremi, i ghiacci si sciolgono a ritmi accelerati con un conseguente innalzamento dei mari. Fenomeni che ormai non sono più messi in discussione dalla comunità scientifica, ma che hanno effetti dirompenti sull’ecosistema europeo (e della Terra intera). Gli unici benefici sono la riduzione della bolletta energetica e il miglioramento delle condizioni per l’agricoltura in alcune aree dell’Europa centro-settentrionale.
La difficoltà sta nel valutare le conseguenze e decidere quindi un piano d’azione. Solo valutando gli eventi estremi provocati dal climate change – esclusi terremoti ed eruzioni vulcaniche – l’Eea ipotizza un conto da quasi 400 miliardi di euro tra il 1980 e il 2013. Ma il conteggio è approssimativo e le stime sulle conseguenze future sono assolutamente incerte a causa di «informazioni parziali o imperfette». L’incertezza, sottolinea l’agenzia, deriva da errori di misurazione e di aggregazione, dalla naturale variabilità dei fenomeni, dall’evoluzione futura delle emissioni, delle politiche di adattamento e dei fattori non climatici (per esempio, gli effetti delle migrazioni). Ma a mancare sono soprattutto modelli di previsione e di impatto del clima che tengano adeguatamente conto delle interazioni dei vari fattori in un sistema complesso e strettamente interconnesso. I dati sul passato diventano quindi fondamentali per mettere a punto modelli interpretativi e previsionali che tengano conto di tutte le variabili. E che permettano di delineare linee efficaci di contenimento.
Ecco perché i negazionisti vogliono far sparire il patrimonio di dati raccolti: puntano a smentire l’esistenza del fenomeno, ma allo stesso tempo minano la possibilità di intervento, anche sulla base degli impegni già presi. Negli stessi giorni in cui veniva rilasciato il report Eea, in America è stato cancellato, senza spiegazioni, l’annuale Climate and health summit sulle conseguenze del climate change sulla salute umana. Ma il summit si svolgerà lo stesso, il 16 febbraio ad Atlanta, grazie in primo luogo all’intervento dell’ex vicepresidente Al Gore