Rischio Francia sulle bollette
L’Italia esporta corrente oltralpe mentre rincarano le quotazioni del chilowattora
Una concatenazione di causa ed effetto. Molte centrali nucleari francesi sono spente per guai tecnici davvero seri. Così in Francia la corrente elettrica scarseggia. Quindi la Francia deve importare elettricità dai Paesi vicini. Così l’aumento della domanda fa salire le quotazioni del chilowattora alla Borsa elettrica italiana. Perciò è difficile stimare quanto ci peserà il rincaro, ma potrebbe essere superiore a 1 miliardo se l’emergenza elettrica dovesse durare fino a febbraio. Già oggi sono rincarate le forniture spot dei grandi consumatori che si approvvigionano sul mercato, presto dovrebbero esserci ricadute anche per le bollette delle famiglie.
Il fenomeno è cominciato in settembre quando l’autorità francese sulla sicurezza nucleare Asn (Autorité de sûreté nucléaire) ha chiesto una fermata urgente di 21 dei 58 reattori dell’EdF, la società elettrica statale francese.
Oltre all’Italia, il problema interessa in modo pesante Svizzera, Belgio, Spagna, Germania e Gran Bretagna. In Germania e Inghilterra la vicenda francese potrebbe avere ricadute aggiuntive sulle centrali atomiche tedesche e sul progetto nucleare francese a Hinkley Point in Inghilterra.
Il Prezzo unico nazionale (Pun) si forma ogni giorno alla borsa del Gestore del mercato elettrico e pesa per circa un terzo della bolletta. Per anni il Pun è sceso moltissimo per il calo della domanda e per il contributo delle fonti rinnovabili di energia, ma il consumatore ha assaporato solamente le briciole dei ribassi perché gli altri due terzi della bolletta sono cresciuti: incentivi, agevolazioni a diversi settori, voci fiscali e parafiscali. Ora però il Pun è rincarato del 23%.
A titolo di confronto, il prezzo di mercato all’ingrosso un mese e mezzo fa era sui 45 euro per mille chilowattora. Effetto Francia, e la media di ottobre era già salita a 53 euro. Ancora più salato il prezzo medio di novembre, 61 euro. Ora è sufficiente una giornata meno ventosa del solito, quando i ventilatori fermano le braccia sulle creste dei monti, per far salire il prezzo ancora di più: 68 euro il 16 novembre, 70 euro il 7 novembre, 78 euro il 14 novembre, 80 euro per mille chilowattora il 15 novembre, giornata in cui le ore a maggiore domanda sono state coperte con prezzi oltre i 150 euro.
L’Italia di solito importava dalla Francia 4,5 miliardi di chilowattora al mese. Ora, spente le centrali atomiche francesi, l’Italia deve far marciare a tutta forza le sue centrali (nella speranza che non ci siano bisticci fra Russia e Ucraina per le forniture di metano) per produrre da sé quell’energia a basso costo non più importata. E addirittura dobbiamo esportarne ai francesi.
In attesa dei dati completi, per quanto riguarda i soli scambi di mercato attraverso la borsa elettrica nella settimana dal 7 al 13 novembre l’Italia vendeva ogni ora nella sola Francia in media 775mila chilowattora (597mila la settimana precedente).
L’Autorité de sûreté ha rilevato nella centrale Epr in eterna costruzione a Flamanville, sulla costa della Normandia, un eccesso di carbonio (lo 0,4 invece dello 0,2%) che infragilisce l’acciaio degli involucri degli scambiatori di calore dei generatori di vapore per i turboalternatori, acciaio francese o giapponese sottoposto a temperature e pressioni rilevanti. Potrebbe essere pericolosissimo. Tutti i reattori con quella tecnologia sono stati fermati per verifica. E i controlli potrebbero essere estesi anche fuori dalla Francia.
I conti del nucleare francese sono buoni ma fanno fatica. L’EdF pare «un géant inefficace», scrivevano gli analisti di AlphaValue, e l’associazione antinucleare Greenpeace ha presentato un rapporto fuoco-e-fiamme. Il problema maggiore del nucleare è la conseguenza dell’incidente atomico di Fukushima nel marzo 2011. Che cos’era accaduto? Uno tsunami di proporzioni catastrofiche aveva devastato un’intera regione e aveva ucciso 20mila persone, ma al mondo intero ciò che quel disastro ha prodotto è stata la paura per la fusione provocata nel nòcciolo della centrale atomica.
Ormai a uno a uno i Governi si rifiutano di garantire la copertura dei danni di un eventuale incidente atomico, le compagnie di assicurazione e di riassicurazione tentennano, le richieste di controlli sulla sicurezza delle centrali aumentano in modo importante, e su molte società elettronucleari si arrivano costi pazzi per la copertura del rischio e per i controlli aggiuntivi. E ciò mentre il petrolio sottotono toglie competitività all’elettricità da uranio.
Ormai di anno in anno slittano le inaugurazioni delle nuove centrali Epr. Dal 2014 al 2018 per Flamanville. Dal 2009 al 2014 al 2018 per la centrale finlandese di Olkiluoto. Come finirà il nuovo progetto di Hinkley Point? L’EdF, che gestisce gli impianti progettati dall’Areva, quotava 80 euro; ora attorno ai 10.
Ogni giorno di fermata di un reattore costa alla società francese una perdita attorno al milione di euro. E in settembre l’EdF ha dovuto ritoccare al ribasso del 9% la previsione di produzione 2016.
DA FONTE “IL SOLE24ORE”