Nei mercati energetici la liberalizzazione è ancora ferma al palo
A giudicare dalla fotografia dell’Autorità per l’energia, la completa apertura del mercato elettrico e del gas è di là da venire. Se è vero che, come dicono i dati aggiornati a fine 2016, gli utenti domestici del settore elettrico serviti in maggior tutela sono 18,5 milioni (3,5 milioni quelli non domestici), contro i 10,5 milioni del mercato libero, mentre nel gas (ma qui il bilancio è fermo al dicembre 2015), i clienti domestici sono 21,1 milioni, di cui il 68% ancora sotto il “cappello” della tutela (14,4 milioni). Un bacino enorme, dunque, oggetto degli appetiti di una miriade di operatori (oltre 350 solo nell’elettricità), impegnati a conquistare nuovi contratti man mano che avverrà la migrazione. I cui tempi rischiano, però, di slittare ulteriormente dal momento che il disegno di legge sulla concorrenza, che ieri ha incassato la fiducia del Senato, sposta di un altro anno, a metà 2019, la fine della maggiore tutela.
La liberalizzazione del settore energia rischia dunque di restare ancora a metà del guado. Anche perché, come detto, al di là dei continui slittamenti, la stragrande maggioranza dei consumatori italiani ha preferito rimanere all’interno del mercato tutelato. Le ragioni sono diverse e qualche risposta arriva da un monitoraggio del retail, firmato dall’Authority presieduta da Guido Bortoni e pubblicato a fine marzo, dal quale si evince che poco meno di un terzo delle famiglie nel settore elettrico ha abbandonato i regimi di tutela e che la mancata scelta è da addebitare alla limitata conoscenza delle opportunità e degli elementi del mercato, oltre a una minore appetibilità per i venditori. E una dinamica ancora ingessata si osserva anche nel gas dove, sottolinea l’Autorità, solo un 12,8% dei clienti finali domestici ha cambiato modalità di fornitura nel 2015, anche uscendo dalla tutela, che rimane la condizione prevalente sebbene continui il passaggio graduale verso il mercato libero. Se poi si esamina la variabile prezzo, si evidenzia come, in entrambi i mercati, le rilevazioni relative alla spesa sostenuta dai clienti domestici sul mercato libero «sembrano attestarsi su valori mediamente più elevati rispetto a quelli nei regimi di tutela». Ma va tenuto conto del fatto che le offerte del mercato libero includono spesso ulteriori servizi legati alla fornitura e non presenti nel tutelato (dai programmi fedeltà a servizi extra, energetici e non) e questo rende assai complicata la comparazione. Con i consumatori, rimarca l’analisi, non ancora completamente in grado di valutare il parametro prezzo per cogliere appieno i vantaggi delle varie offerte.
Certo, la rilevazione dell’Authority prende in considerazione il biennio 2014-2015, ma è comunque un’utile cartina di tornasole per leggere le problematiche che ancora impediscono il passaggio in massa verso il mercato libero. Un passaggio che il Ddl concorrenza ha provato comunque in parte a puntellare, prevedendo, per esempio, l’istituzione di un albo dei venditori di elettricità per i clienti finali presso il Mise (che fisserà per decreto requisiti e modalità di iscrizione), per provare a mettere ordine, o ancora predisponendo la realizzazione, con il supporto del Sistema informativo integrato (istituito presso l’Acquirente unico), di un portale informatico in modo da garantirne la confrontabilità delle offerte. Mentre, sul fronte dei bonus elettrico e gas per i clienti economicamente svantaggiati e per chi versa in gravi condizioni di salute, sarà un decreto Mise a riformare i meccanismi di erogazione. Quanto alle maxi-bollette legate a ritardi o interruzioni della fatturazione o prolungata indisponibilità dei consumi reali, si dispone un obbligo di rateizzazione in capo ai fornitori sulla base delle condizioni fissate dall’Autorità che disciplinerà i casi.
Da FONTE: “IL SOLE24ORE”