Dai bonus agli ammortamenti l’Europa punta su Industria 4.0
Sostegno a crescita, ricerca e innovazione, ambiente
Passa anche per il fisco la via dell’Europa alla quarta rivoluzione industriale. I principali Paesi hanno infatti messo in campo incentivi per accelerare la transizione verso la cosiddetta Industria 4.0, a colpi di bonus, detrazioni e superammortamenti. Il ventaglio delle opzioni varia a seconda dei casi e riflette precise scelte di politica economica e industriale, ma la Scuola europea di alti studi tributari dell’università di Bologna (Seast), che si è cimentata in un giro virtuale tra i diversi sistemi, ha individuato tre grandi capitoli di intervento: il sostegno alla crescita delle start up innovative, i premi fiscali all’innovazione e gli interventi per dare più convenienza fiscale allo sviluppo eco-sostenibile.
«Gli strumenti sono spesso diversi – sottolinea il direttore del Seast Adriano Di Pietro – ma l’obiettivo è lo stesso: rendere il proprio Paese più competitivo. Siamo però di fronte a una nuova sfida all’insegna di processi produttivi automatizzati e interconnessi e anche il fisco prova ad adeguarsi».
Tra i big, sottolinea il direttore del Seast, «solo Italia e Francia presentano una vera e propria strategia fiscale per lo sviluppo dell’Industria 4.0, con misure articolate e ritagliate su misura sul tessuto produttivo. Nel nostro Paese, però, al contrario di Parigi, non sono per ora previste misure a favore del green». La Germania ha fatto da apripista nel 2011 con «Industrie 4.0». Qui, oltre la metà delle imprese manifatturiere con più di 100 milioni di euro di fatturato ha effettuato investimenti o li sta perfezionando (si veda Il Sole 24 Ore del 15 gennaio 2017).
Berlino viaggia però controcorrente: se si esclude l’esenzione di imposta sul reddito per gli investimenti in venture capital di società innovative, alle agevolazioni fiscali il governo tedesco sembra preferire i finanziamenti diretti (nazionali o federali).
In Olanda e Spagna, invece, gli interventi hanno assunto piuttosto le sembianze di un sostegno all’innovazione.
Il confronto tra i «grandi» mette poi in luce due modelli: da un lato si incentiva chi investe in hi-tech, a partire dalle start up, dall’altro si premiano le aziende per la loro spesa in ricerca e sviluppo. «La scelta di rendere più attraenti dal punto di vista fiscale gli investimenti – spiega Di Pietro – è il segnale di un cambio di prospettiva e va incontro alle esigenze delle Pmi e delle start up che hanno le spalle meno larghe e quindi più necessità di capitali».
Le differenze tra i cinque Paesi considerati sono marcate soprattutto sul fronte del sostegno alla crescita. L’Italia prevede detrazioni fiscali del 30% per chi investe nelle società innovative, la Francia ha messo in campo un regime agevolato per utili e plusvalenze distribuiti dalle start up. La Germania, come detto, punta sulle esenzioni di imposta sui redditi per chi investe. Fuori dal coro è invece la Spagna che premia le start up innovative (ma non i loro investitori) con un’aliquota ridotta del 15 per cento. Per far decollare le spese in ricerca e sviluppo uno degli strumenti più gettonati è invece il credito di imposta previsto da Italia, Francia e Olanda, mentre la Spagna mette sul tavolo un mix di interventi.
A parte la Germania, gli altri quattro Paesi prevedono agevolazioni fiscali per i redditi derivanti da brevetti e altre opere di ingegno: dal patent box italiano alla tassazione più light in Francia e Olanda fino alla riduzione della base imponibile in Spagna.
Spicca poi il ricorso al superammortamento in Italia e Francia, mentre l’Olanda opta per un ammortamento accelerato. Sul green anche la Spagna (oltre alla già citata Italia) è per ora assente, mentre Francia e Olanda puntano sulle deduzioni di imposta.
Fin qui il presente. Ma la fiscalità dell’Industria 4.0 apre scenari nuovi anche per il futuro, con una serie di questioni che inevitabilmente dovranno essere affrontate in un’ottica europea: «Al di là della verifica della legittimità delle misure sul fronte delle regole degli aiuti di Stato – fa notare Di Pietro – come si concilieranno i nuovi strumenti con la tassazione delle imprese e con le regole di contabilità?». Non solo. «Le nuove misure – aggiunge Di Pietro – renderanno probabilmente necessario un aggiornamento dei criteri europei sulla base imponibile delle grandi società e potrebbero gettare le basi per un progetto di coordinamento europeo degli incentivi».
Insomma, il futuro della fiscalità Ue della quarta rivoluzione industriale è ancora tutto da scrivere, con risvolti inediti. Prova ne è la raccomandazione dell’Europarlamento alla Commissione europea votata giovedì scorso che chiede il riconoscimento di uno status giuridico per i robot. Per ora una specifica tassa sull’intelligenza artificiale è stata respinta, ma non è difficile immaginare che i robot saranno i nuovi protagonisti della fiscalità nei prossimi anni.
DA FONTE “IL SOLE24ORE”