IL CAMBIAMENTO DEL CLIMA SPINGE I BIG DEL MERCATO A CAMBIARE ROTTA CON UN MIX DI RISORSE INTELLIGENTI

Evoluzioni. Si va sempre più verso l’era delle fonti rinnovabili, ma il cambiamento privilegia un mix di risorse e reti intelligenti

Transizione flessibile già in atto

Nelle previsioni al 2050 risparmi miliardari grazie agli investimenti sugli accumuli

Segnali di transizione. Il Governo inglese ha rilevato prezzi convenientissimi per l’elettricità prodotta dalle centrali eoliche in mare, e gli analisti osservano di conseguenza che questa concorrenza potrebbe mettere in discussione il programma nucleare. La settimana scorsa sono stati raggiunti i primati europei dell’energia eolica, quasi il 20% del totale (in Italia 12%), e martedì scorso le brezze fresche che hanno soffiato su tutta Europa hanno prodotto 1,6 miliardi di chilowattora. La Mercedes ha annunciato che dal 2022 la Smart sarà prodotta nelle sole versioni elettriche.
Sono alcuni dei segnali di quella che pare essere una transizione energetica, di un cambio radicale nel modo di produrre e di consumare energia di cui noi consumatori siamo testimoni spesso inconsapevoli. Il mondo dell’energia ci sta cambiando attorno.
Che cos’è la transizione energetica? La locuzione, come ha osservato l’economista dell’energia Alberto Clô nel nuovissimo libro «Energia e clima» (Il Mulino), ha più di un secolo e venne individuata per la transizione energetica precedente, quando il mondo cominciò a uscire dall’èra del carbone e dell’acciaio per entrare nell’èra del petrolio e della plastica. E ora? Ora il mondo si accinge a uscire dall’èra del petrolio e della plastica per entrare nell’èra del silicio (fonti rinnovabili) e del silicio (le tecnologie digitali). Forse sarà un processo lungo che richiederà anni e alcuni dietrofront prima che il cambio di paradigma si distribuisca su tutto il globo, ma la tendenza pare segnata.
Conferma Bloomberg (New Energy Outlook, giugno 2017): il settore energetico attraversa un cambiamento radicale che lo porterà a ridefinire i suoi schemi.
Quali le caratteristiche della transizione in corso? Ecco alcune peculiarità.
Nella produzione di elettricità c’è un ingresso massivo delle fonti rinnovabili di energia. Per esempio, a parere degli analisti (entusiastici) di Bloomberg l’energia solare ed eolica nel 2040 rappresenteranno il 48% della capacità istallata e il 34% dell’elettricità prodotta nel mondo.
Un’altra caratteristica della transizione è il fatto che nei consumi delle famiglie hanno un peso sempre più rilevante l’efficienza energetica e lo spostamento dei consumi dai combustibili (come il metano e il Gpl) verso l’elettricità.
Un’altra caratteristica è il fatto che nel settore dei trasporti osserviamo l’inizio della penetrazione della mobilità elettrica; secondo alcuni economisti (altri sono di parere opposto) nel 2030 il 29% delle macchine vendute saranno elettriche e nel 2040 l’elettrico avrà più della metà del mercato.
Le spinte verso questa transizione vengono da tre fattori. Le politiche mondiali per ridurre le emissioni accusate di cambiare il clima sono uno dei motivi. Il debole ma condiviso Accordo di Parigi del dicembre 2015 ne è l’esempio più noto. Un altro fattore trainante è la spinta dei consumatori evoluti, che si stanno diffondendo anche nei Paesi di nuova industrializzazione come la Cina o l’India. Il terzo elemento condizionante è la tecnologia: le fonti rinnovabili hanno dimensioni e costi sempre più accessibili e si avviano a sostituire i combustibili fossili.
In mezzo sta il metano, il combustibile fossile a minore impatto ambientale, diviso fra l’efficienza e la pulizia del suo utilizzo e i dubbi prodotti dalle emissioni di CO2 e dall’impatto climatico delle perdite di metano lungo tutta la catena tra il giacimento e il bruciatore. Forse la risposta sarà un mix di energie rinnovabili, tra cui i biocombustibili come il biometano, e una graduale scomparsa dei combustibili tradizionali, a cominciare dai più inquinanti.
Il cambio di scenario nella produzione e nel consumo di energia fa evolvere anche ciò che si trova in mezzo, cioè la rete energetica. A cominciare dalla rete elettrica, ma non solamente quella.
Poiché la produzione di energia non verrà più solo dai grandi giacimenti e dalle grandi centrali, e poiché i consumatori sposteranno di continuo il luogo di consumo, la rete dovrà essere sempre più destrutturata, flessibile e intelligente. Saranno fondamentali gli accumuli, cioè polmoni e magazzini di energia che renderanno flessibile il rapporto fra i due estremi del produttore di energia e il suo consumatore. La flessibilità sarà data da batterie insieme con quella risorsa già disponibile che sono i “pompaggi” idroelettrici.
Qualche numero. La transizione energetica verso vento, sole, acqua e geotermico può creare nel mondo 24,3 milioni di posto di lavoro in più rispetto a quello che si perdono per l’addio al petrolio, può evitare subito 4,6 milioni di morti premature l’anno a causa dell’inquinamento (3,5 milioni nel 2050), può far risparmiare 22.800 miliardi di dollari l’anno da costi per l’inquinamento (12,7 centesimi per chilowattora), può stabilizzare i prezzi dell’energia perché non c’è più l’incertezza del costo del combustibile, con le minicentrali solari o eoliche può facilitare l’accesso all’energia ai villaggi poveri dei Paesi alla periferia del mondo, può evitare che il clima globale si scaldi di 1,5 gradi. (Jacobson et al., 100% Clean and Renewable Wind, Water, and Sunlight All-Sector Energy Roadmaps for 139 Countries of the World, Joule, 2017).
Ogni giorno la cronaca fornisce spunti di questo percorso. La Costa Crociere ha avviato la costruzione della prima nave che abbandona la nafta e passa al metano liquido e sono in corso progetti di elettrificazione delle banchine dei nostri porti (come alla Spezia). Dopo oltre un secolo la Shell dice addio al petrolio dell’Iraq. L’Enel guidata da uno dei più convinti assertori della transizione energetica, Francesco Starace, è entrata tra i top al mondo delle classifiche Influence Map e Change the World di Fortune e vuole arrivare a produrre energia 100% rinnovabile entro il 2050. L’assessore all’Ambiente della Regione Lombardia, Claudia Maria Terzi, giovedì scorso ha detto che «occorre diffondere un nuovo modo di pensare legato al movimento sia elettrico sia ibrido». Sono solamente quattro casi che indicano la rotta.

DA FONTE: “IL SOLE24ORE”